L'esperienza
della perdita di una persona cara
ci scatena una serie di sensazioni ed emozioni negative, come
la tristezza, il dolore e il senso di vuoto. Vivere un lutto
significa fare i conti con una separazione che sconvolge e
modifica profondamente la vita di una persona.
Siamo consapevoli che la morte fa parte della vita e che è un
processo ineluttabile per tutti noi, tuttavia, anche se
razionalmente lo accettiamo, da un punto di vista emotivo, non
riusciamo a recepirlo e a comprenderlo pienamente. Il lutto è
una delle esperienze più difficili che una persona si trova ad
affrontare nella propria vita ed è un processo che prevede una
personale quantità di tempo per la sua elaborazione.
Elaborare un lutto significa essere in grado di reinvestire, di
tornare ad esprimere e condividere con altri le proprie
emozioni e la vita affettiva, si tratta di accettare la separazione
e di continuare il proprio percorso di vita, lasciando andare
il dolore.
Nel Medioevo vi erano usanze e rituali ben precisi intorno
alla morte della persona cara: per es. se moriva il coniuge il
periodo di lutto previsto era di 18 mesi, di cui un anno di lutto
grave, quattro mesi di mezzo lutto e due mesi di lutto leggero: per
i genitori un anno (sei mesi di lutto grave e sei mesi di mezzo
lutto) e per la morte dei figli da uno a due anni a seconda
del tipo di morte.
Oggi la perdita di un familiare è spesso accompagnata da negazione
della sofferenza e questo porta in molti casi a cadere quasi
inconsapevolmente nel baratro del lutto patologico.
Un
lutto diviene patologico quando le emozioni vengono
disconosciute o negate e appaiono sintomi come l'apatia, l'anedonia
(incapacità di provare piacere), l'indifferenza totale e
l'insensibilità agli stimoli (anche dolorosi).
Molte persone sono tentate di relegare in un cassetto le
emozioni più difficili e dolorose, ma così facendo rischiano di
ottenere l'effetto contrario: aumenta lo stress legato alla perdita
e il lutto va ad arenarsi, non verrà mai elaborato.
Il lutto complicato si vive quindi quando vi è l'incapacità di
accettare emotivamente la perdita: l'elaborazione è interrotta
o cristallizzata, la vita affettiva è congelata. In questi
casi, ove evitare anni di sofferenze non solo proprie, ma
anche inevitabilmente alle persone che abbiamo vicino e che
non sanno come aiutarci a superare il lutto, è consigliabile
usufruire di un servizio psicologico appropriato.
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Spesso non servono lunghi percorsi
psicoterapeutici, ma la presenza e l'aiuto di un
professionista che da una fase di disperazione con sentimenti di
angoscia, ci accompagni alla riorganizzazione della nostra
vita, in cui – come diceva Bowlby – gli aspetti acuti del dolore
cominciano a ridursi e la persona afflitta comincia ad
avvertire un ritorno alla propria esistenza.
A quel punto la persona perduta viene ricordata con un senso
di gioia, ma anche di tristezza e la sua immagine viene
interiorizzata.
Avremo sempre vivo il ricordo del nostro caro, ma avremo
imparato ad accettare la separazione e a tornare alla nostra
vita, magari con uno sguardo nuovo verso gli altri. |
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